Il progetto

Com’è noto il medioevo fu un periodo tutt’altro che immobile: molto si è fatto dal punto di vista storiografico per superare il luogo comune di una società medievale priva di traffici commerciali e spostamenti di uomini. L’XI secolo, l’età di Matilde e dei Canossa, fu un periodo denso di accadimenti politici e, a dispetto di quanto comunemente si crede, essi non riguardarono soltanto gli aspetti stanziali della vita nella società occidentale ma anche quelli del viaggio. Lucca, la lucchesia e più in generale la Toscana si configurano in questo senso come un’area particolarmente importante non solo per la sua posizione geografica ma per il ruolo svolto fin dai tempi antichi nel collegamento tra le percorrenze tirreniche e gli attraversamenti appenninici.

Sappiamo che in età matildica si era sviluppata una signoria di passo che coinvolgeva la zona della val di Lima e dell’alta valle del Serchio. Infatti su questi territori si estendeva il potere di Pagano da Corsena, feudatario di Beatrice e poi di Matilde, la cui presenza è documentata dalle fonti in vari placiti sparsi nell’Italia centrale al seguito della corte marchionale. Tale signoria di passo riguardava il controllo, da un lato, della viabilità del passo delle Radici che congiungeva la lucchesia con l’abbazia di Frassinoro; dall’altro lato si sviluppava verso il passo il Passo della Croce Arcana che portava all’Abbazia di Fanano. Queste vie si possono indicare in molti modi, tra gli altri vengono conosciute rispettivamente come via Bibulca e via Cassiola.

La prima percorrenza, provenendo da Frassinoro valicava il passo delle Radici incontrando l’ospedale di San Pellegrino e poi scendeva lungo l’alta Valle del Serchio. La seconda percorrenza giungeva da Nonantola, passava per Fanano, valicava al passo della Croce Arcana, trovando appoggio nella pieve di Lizzano e a quel punto si biforcava in direzione del pistoiese e della valle del torrente Lima. La via dell’alta Valle del Serchio (sviluppo della via Bibulca) e la via della Val di Lima (identificabile con la via Cassiola) si ricongiungevano alla confluenza dei due fiumi, a Chifenti in prossimità del ponte o della Maddalena, e il percorso continuava verso Lucca attraverso la bassa valle del Serchio congiungendosi all’antica via Cassia.

Il potere dei Canossa, stando agli studi di Cardini e Ceccarelli, si estendevano finanche al porto di Pisa: solo considerando questo specifico fattore si spiega la presenza di una ceramica islamica in un luogo apparentemente incongruo come la chiesa di San Cassiano di Controne lungo la valle del Lima, sul percorso che conduce al passo della Croce Arcana. L’oggetto è arrivato passando con molta probabilità attraverso il porto di Pisa proseguendo lungo una percorrenza che era soggetta al controllo canossiano.

Il progetto Toscana Matildica intende valorizzare i territori interessati dal sistema viario che recentemente è stato indicato come Via matildica del Volto Santo, un nome che serve sottolineare la presenza di testimonianze canossiane e al contempo porre l’accento sul Volto Santo di Lucca, come polo di attrazione per il sistema di spostamenti transappeninici. Lucca infatti poteva vantare la famosa statua acheropita che col suo santuario era diventava riferimento di un sistema di pellegrinaggi di ampio respiro e al tempo stesso simbolo dell’identità cittadina.

L’azione primaria di Toscana Matildica consisterà nella realizzazione di un ciclo di incontri allo scopo di approfondire e divulgare la conoscenze delle emergenze storiche e artistiche interessate dal percorso, in aperta collaborazione con le realtà presenti sul territorio (associazioni, sezioni locali dell’Istituto Storico Lucchese, amministrazioni, etc.) facendo riferimento alla competenza di figure del mondo accademico e culturale. Quest’ultimo elemento è il tratto qualificante del ciclo di incontri che si propone come forma di alta divulgazione rivolta a un pubblico ampio. 

Toscana Matildica nasce da un’idea della storica medievista Ilaria Sabbatini.